“Fisiognomica”, Franco Battiato
Quando nel 1988, Franco Battiato pubblica un nuovo album di musica leggera, lo stupore è immenso. L'artista si è spostato ormai da anni da sonorità progressive a un pop molto raffinato, ma a metà anni '80 qualcosa si incrina. L'eccessiva bufera mediatica dei suoi dischi, e la pressione asfissiante della casa discografica iniziano a metterlo a disagio. È questo il momento dove Battiato inizia a chiudersi, ritornando alle sue radici (lasciando Milano e tornando in Sicilia, a Milo) e allo stesso tempo iniziando a percorrere sentieri nuovi. Nel 1987 dopo 4 anni di lavorazione, esce la sua prima opera lirica: "Genesi".
In seguito il cantautore inizierà a lavorare alla sua seconda opera lirica: "Gilgamesh", ma quando ormai non sembrava più esserci speranza di un suo ritorno alla musica popolare, l'artista rivela di aver scritto alcuni brani di musica leggera durante la lavorazione di "Gilgamesh". In questi brani si inizia a sentire un crescente sentimento spirituale che abbraccia temi come la ricerca della propria interiorità, della meditazione e del rapporto con la divinità. La riscoperta inoltre del mondo siciliano e del vicinissimo mondo arabo, portano Franco Battiato al ritorno nel mondo della musica leggera. "Fisiognomica" come album rispecchia le sonorità e i temi delle opere liriche di Battiato, e pur essendo meno commerciale dei suoi predecessori avrà un successo enorme.
La title track, "Fisiognomica", si basa sugli studi di Lavater che Battiato leggeva durante le registrazioni. La canzone parla appunto di una ricerca interiore, che partendo da alcuni caratteri fisici e esteriori può arrivare, secondo le teorie di Lavater, a una congiunzione con la divinità. Il contatto tra la bellezza morale e cristiana; e la bellezza fisica. Battiato si fa protagonista di questa analisi interiore e esteriore, tanto che la copertina del disco raffigura appunto una foto di Battiato da bambino. La ricerca della divinità come viaggio per riscoprire anche sè stessi, ritorna in "E ti vengo a cercare", canzone su un amore spirituale che ci lega indissolubilmente all'Uno, rompendo le barriere dell'identità e delle passioni, fino a scardinare i limiti della visione della vita secondo i valori del bene e del male.
La canzone è diventata ancora più famosa grazie a Nanni Moretti che la inserisce nel suo film "Palombella Rossa" che parla proprio di un onorevole comunista, in preda ad un'amnesia, che cerca di ritrovare la propria identità in un momento in cui anche il Partito Comunista la stava perdendo. Le successive tre canzoni, parlano invece della riscoperta della propria patria, per Battiato in questo caso: la Sicilia. "Veni L'Autunnu" scritta in siciliano e in arabo, è la ricongiunzione con la propria terra, che come una Dea Madre, abbraccia Battiato tra le acque e lo consola dalle sue pene. La narrazione è densa di ricordi anche spirituali, è lì dove da bambino l'arrivo dell'autunno veniva scandito dalla processione del santo, ora Battiato si trova ad entrare nell'autunno della propria vita.
"Secondo Imbrunire" parla della vista di un tramonto sul mare come simbolo di ritrovata pace e solitudine dell'artista, dopo essere stato tartassato negli anni dal crescente successo e dalle etichette discografiche. Battiato è quindi come un moderno Zarathustra, pronto ad affrontare il suo tramonto. "Nomadi" è una metafora sul viaggio di Battiato che, allo stesso modo dei nomadi che intraprendono un cammino fuori dalle città per trovare la pace; lascia Milano per ritornare in Sicilia.
"Zai Saman" che prende il nome da una canzone popolare irachena, anticipa un tema molto attuale: un Occidente sempre più inaridito, che diverrà preda del fanatismo proveniente da Oriente.
"Il mito dell'amore" in un album che fa della ricerca e della riscoperta i propri temi cardine, parla in maniera molto personale del mito dell'amore platonico e della ricerca della propria metà. Una canzone che parla di addii, e di amori che quando si è giovani si credono essere definitivi, e che invece poi finiscono in un attimo, e restano vivi soltanto nei ricordi. Del resto viaggiare in luoghi sconosciuti, è il modo più forte di ritrovarsi a casa. Ce lo insegna l'Odissea, dove il νόστος racchiude sia il viaggio che il ritorno. Più si va avanti, più si ha appunto NOSTALGIA di casa, e ci si rende conto della propria identità e di cosa sia questa nostra CASA. La nostalgia della sua Sicilia, e i nuovi territori musicali portano Battiato a ritrovarsi e a ricongiungersi con la divinità. Questo è il tema della canzone finale, "L'oceano di silenzio" dove Battiato si immerge nel silenzio della sua meditazione. Lì, come nel Porto Sepolto di Ungaretti, trova un'immensa luce che lo avvolge nei suoi pensieri, liberandolo dall'oscurità, permettendogli di sentirsi un tutt'uno con il mondo e Dio, oltrepassando il valico del tempo e dello spazio.
Oggi Franco si è immerso per l'ultima volta o forse per la prima, e noi lo salutiamo perciò con rispetto e ammirazione.