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La profezia di Malthus

In questo periodo, il XXI secolo, siamo abituati a vedere film apocalittici o post-apocalittici che ci mostrano che la fine del mondo è oramai vicina, che la terra è su l’orlo del collasso o che gli essere umani sono costretti a vivere in lunghe distese di sabbia alla ricerca di acqua e benzina per muoversi e sopravvivere; ma già nel 1700 un uomo di nome Thomas Robert Malthus aveva predetto un simile futuro. Economista e demografo nasce a The Rookery il 13 febbraio 1766, si laurea in matematica a Cambridge e diviene pastore anglicano nel 1797 ad Albury (Surrey). Nel 1805 divenne il primo professore di economia politica in Inghilterra all’East India Company College di Haileybury dove rimase fino alla sua morte avvenuta a Bath il 29 Dicembre 1834. Il suo maggior contributo, da cui deriva anche il termine "malthusiano", fu la legge che governa la crescita della popolazione e i suoi effetti sui salari, che si possono trovare nella sua opera più importante:"Saggio sul principio di popolazione". Per Malthus la quantità di persone che possono vivere sulla terra è limitata dalla disponibilità dei mezzi di sussistenza, il problema stava nel fatto che ogni aumento di tali mezzi avrebbe portato ad un aumento considerevole della popolazione destinata a prosciugare tali risorse. Il risultato finale sarà che gli uomini dovranno sempre vivere sull’orlo della fame. Quest'asimmetria che si viene a creare tra risorse e aumento della popolazione potrà essere frenata solamente attraverso alcuni interventi esterni, sia artificiali che naturali, come ad esempio guerre e pestilenze. Per Malthus, quindi, le condizioni dell’ essere umano non possono migliorare poiché un intervento dello stato per migliorare le condizioni delle persone si tramuterebbe in una sfrenata attività riproduttiva e riporterebbe tutto o al punto di partenza o in una situazione ancora peggiore della precedente. Ovviamente all’interno della sua legge egli cercò di trovare delle misure migliorative per bloccare o almeno rallentare la miseria delle masse. La sua idea si basava essenzialmente su posticipare l’età matrimoniale, e voleva che la funzione celebrata in occasione delle nozze comprendesse l’ammonimento che la giovane coppia avrebbe sopportato il costo e subito le conseguenze della sua passionalità. Infatti per Malthus, se tali figli fossero stati eccessivi, i genitori dovevano aspettarsi di consumarsi nella miseria. Ovviamente tutta questa teoria era dimostrata dai fatti storici di quel tempo, e ancora adesso questa teoria trova alcune dimostrazioni nel continente asiatico e africano. Le sue teorie influenzarono molto anche altri intellettuali come John Maynard Keynes o David Ricardo fino ad arrivare a filosofi e scienziati del calibro di Charles Darwin e Herbert Sprencer. La sua teoria è tornata di moda nel 1968 con la nascita del neo-malthusianesimo che riprende in chiave moderna le stesse teorie del 1800, dalle quali alcuni studiosi hanno elaborato un nuovo modello probabilistico chiamato Doomsday Argument che, oltre ad avere un nome perfetto per qualche futuro film di natura catastrofica hollywoodiana, cerca di applicare l'inferenza bayesiana alla popolazione mondiale, e questo modello porta come risultato che la fine dell'umanità avverrà entro 9.000 anni. Ovviamente tali teorie furono criticate ad esempio dallo stesso Marx, il quale scrisse su Malthus che le sue congetture erano dei superficiali plagi di altre teorie o di pensieri di altri grandi studiosi come Daniel Defoe, James Stuart Mill, Alfred Russel Wallace. Altre critiche vengono invece dal mondo moderno basate principalmente sul fatto che lo sviluppo tecnologico consentirà una crescita quasi infinita della popolazione nel tempo. Per concludere, solo il tempo ci darà le risposte che cerchiamo, anzi deciderà chi avrà vinto questa amara scommessa.

Bibliografia

Galbraith J., “storia dell'economia”

Galbraith J., “la società opulenta”

Malthus T., “saggio sul principio di popolazione”

Doomsday Argument, DA (https://web.archive.org/web/20070927012259/http://dieoff.org/)

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