Parlare di Neon Genesis Evangelion è parlare di una delle opere pop-artistiche più importanti di tutti i tempi; si è detto di tutto e di più su queste anime, per via della sua portata filosofica gigantesca. Sono state fatte (e verranno altrettante fatte) speculazioni infinite su di esso, grazie alle simbologie di cui è composto (dai vari riferimenti religiosi fino ad arrivare a filosofi come Kierkegaard, Camus, etc.) e quante tesi di maturità, laurea ne hanno estrapolato almeno un pezzetto.
Insomma, qua si parla di una vera e propria opera pop rivoluzionaria, nel vero senso della parola, eppure, c’è una domanda a cui difficilmente si può dare risposta: di che cosa parla Evangelion? o, meglio: che cos’è Evangelion?
Ci sono così tante risposte tanto quante le persone che l’hanno visto; da chi lo definisce un trattato psicologico, l’incomunicabilità tra e donna, tesi postumanistiche, etc. La cosa paradossale, però, è che tutti hanno ragione, quindi qualcosa manca, qualcosa eccede alle loro conclusioni.
Farò un piccolo accenno alla trama e nient’altro, perché, oltre che riduttivo, sarebbe lungo e pesante (un altro paradosso, vero?): siamo in un 2015 utopico, il mondo è reduce da un fenomeno chiamato “Second Impact” che lo ha danneggiato in maniera irreversibile, cambiandoneaddirittura l’ecosistema, ed in tutto ciò, delle creature, chiamate “Angeli” attaccano il pianeta. Gli unici che possono contrastarli sono dei robot chiamati “Unità Evangelion”, ed il protagonista, Shinji Ikari, un 14enne, è stato designato come uno dei 3 piloti (ci sono 3 “Eva”),da suo padre, Gendo Ikari, con cui, però, ha un rapporto conflittuale, visto che è stato abbandonato; quindi lui e gli altri 2 piloti, 14enni anche loro, dovranno difendere la popolazione dagli “Angeli”.
Chi ha visto l’anime, si sarà accorto che ho davvero ridotto all’osso la trama (e sono ben conscio degli errori), ma in questo momento, non è tanto importante, perché voglio dire semplicemente di che cosa parla (o almeno ci provo), così chi l’ha visto, vede se è compatibile, chi non l’ha visto, potrebbe essere utile su come inquadrare l’opera.
Do subito la risposta: parla dell’Essere Umano, o meglio, è l’Essere Umano.
Tutti i protagonisti della serie (non sono solo i 3 piloti, ma anche gli adulti, come il padre di Shinji), sono tutti mossi da questa paura che è la paura per eccellenza dell’uomo, ovvero la solitudine. Tutto ciò che fanno è perché vogliono (s)fuggire da essa ed è quello che ci accomuna tra di noi alla fine. Siamo Esseri Umani perché abbiamo paura della solitudine, è la nostra caratteristica principale; dove la morte è una cosa che dobbiamo accettare, la solitudine purtroppo no, e dico purtroppo perché ciò ci induce alla perenne ricerca dell’Altro. Però, paradossalmente, l’Altro fa paura,perché aprirsi all’altro fa paura, perché in qualunque momento, potrebbe ferirci, farci del male, tradirci, e ciò porta alla chiusura in noi stessi (ed inizia ancora il ciclo infinito). Ogni azione dei protagonisti è portata dalla nostra stessa motivazione che ci porta a vivere, cioè,questa perenne sofferenza che ci porta ad avvicinarci, ma che, al tempo stesso, loro potrebbero ferirci (si fa menzione del “dilemma del porcospino”).
Questa spinta che ci porta verso l’altro, nonostante tutto, sarebbe l’amore, nella sua definizione più ampia.
È il vero salto nel buio, il completo affidarsi all’altro, la puntata massima per vincere la tristezza. L’amare qualcuno come sé stesso è la completa apertura dell’anima all’altro, che sia amicizia o che sia qualcosa di più, cioè l’anima gemella, il credere di aver trovato l’amore, chiamiamolo in qualsiasi modo, e ciò ci porta allo stadio ultimo, cioè quello dell’intimità con l’altro, ovvero, il sesso con la persona amata.
Il sesso è l’apertura fisica, corporea all’Altro, alla persona amata, in cui quel vuoto viene completamentecolmato. È quell’apertura totale, quella più spaventosa,che però mette insieme corpi ed anime, per entrare in simbiosi e diventare un unico ente puro, quasi trascendente; però non sempre va bene, la puntata la perdi, l’amore non è accettato e si cade in quella che io chiamo “la solitudine dell’animo”, in cui, siamo disposti a fare tutto, pur di non pensare a quel buco dello stomaco, dal sesso insignificante fino appunto, alla chiusura dalla realtà e rifugiarci nel sogno.
Evangelion parla di questo, parla di noi, nella nostra essenza più limpida e pura, così limpida che fa paura, perché ci guardiamo nudi. Tutto ciò, tra l’altro, avviene in uno scenario quasi apocalittico che però, non funge da sfondo, ma anzi, preme ancora di più.
È possibile guardarla più volte ed avare visioni diverse, perché, come uno specchio, cambia come cambiamo noi e fa male, ma è un male necessario, perché solo dopo la caduta del muro, è possibile ricostruirlo.
Ma quindi, cos’è Evangelion alla fine? Cosa dice alla fine? Qual è la soluzione?
In questo momento, ho solo detto di che cosa parla, la soluzione la lascio a voi.
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